Carlo Regnoli in Sud America tra medicina e archeologia
Museo di Anatomia Umana "Filippo Civinini" 1 Ottobre 2022Sabato primo ottobre, nel corso del convegno L’incontro col “diverso”: il viaggio come scoperta dell’alterità in Occidente e tra Occidente ed aree extraeuropee 1600-2000, il Prof. Natale parlerà, alle 12:05, di Carlo Regnoli, con un intervento dal titolo
Carlo Regnoli (1838-1873) in Sud America tra medicina e archeologia
Il Museo di Anatomia Umana possiede dei preziosi reperti archeologici provenienti dal Sud America. Questa importante collezione precolombiana, pervenuta al Museo tra il 1860 ed il 1870, fu raccolta in Perù proprio grazie agli scavi effettuati dal pisano Carlo Regnoli, medico e studioso dell’Università di Pisa.
Il convegno, organizzato dal Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, si svolge presso la Gipsoteca di Arte Antica e Antiquarium dell’Università di Pisa.
Abstract della relazione del Professor Natale
La collezione archeologica precolombiana del Museo di Anatomia Umana “Filippo Civinini” dell’Università di Pisa (vasi e ricchi corredi funerari) si deve alle ricerche svolte in Sud America da Carlo Regnoli, una straordinaria figura eclettica che ben impersonò lo spirito d’avventura di molti esploratori ottocenteschi.
Regnoli nacque a Pisa nel 1838 e si laureò in medicina a Pisa, seguendo le orme di suo padre Giorgio. Manifestò presto l’interesse per la ricerca, stimolato soprattutto dal contatto con il gruppo di naturalisti toscani, fra cui Antonio D’Achiardi. Con quest’ultimo condusse scavi in una settantina di grotte del Monte Pisano e delle Alpi Apuane, in alcune delle quali rinvenne materiali preistorici che per lungo tempo hanno rappresentato un punto di riferimento per gli studi paletnologici toscani. Partecipò alla terza guerra d’indipendenza, prestando servizio durante la battaglia di Bezzecca (1866). Estrasse 7 proiettili provenienti da varie armi, poi donati al museo.
La parte più avventurosa della vita di Regnoli iniziò quando effettuò un paio di viaggi in Sud America, alla ricerca di mummie e reperti precolombiani, eseguendo le sue ricerche negli anni 1867-1870. Di questi viaggi parlò Pietro Duranti nel discorso pronunciato in occasione dell’inaugurazione della nuova Scuola Medico-Chirurgica nel 1874. Le sue parole esprimono il valore e l’abnegazione di questo ricercatore: Frattanto la Etnologia risuscita una questione antica; rivanga cioè la progressiva perfettibilità delle specie; il fascino di Darwin sa dare a questa idea un aspetto nuovo e la rende argomento di comune interesse, o almeno di universale curiosità. Tutti la discutono, genti di ogni età, di ogni sesso, di ogni condizione; e la voglia di discendere dall’Orango o dal Gorilla è diventata una febbre. A parte l’esagerazione e il ridicolo, la questione è grave; la sostengono quinci e quindi uomini serii ed insigni; e la Etnologìa invoca a risolverla lumi e soccorsi da ogni lato; quindi anche l’Anatomia fu chiamata a portare il suo contributo nè il minore contributo; e a procurarsi essa frattanto quei lumi dovè darsi a raccogliere i materiali opportuni. Un giovane uomo, già alunno di questa scuola e che io aveva chiamato a darmi la mano nelle fatiche dell’insegnamento, intende quel bisogno e si dà difilato a cercare e ragunar quei materiali. Rimugina più che 70 caverne nei monti Pisani, Apuani e in quelli isolani di Capraja e Gorgona; ne cava tutto quello, che vi trova di istorico ed anteistorico e ne arricchisce il Gabinetto Paleontologico della nostra Università. Poi varca due volte l’Oceano; dirige ed estende le sue ricerche a buona parte della America meridionale, dalle tombe cioè dell’Argentina a quelle delle spiagge dello stretto di Magellano e della Antropofaga Patagonia; da queste ai sepolcreti della Araucania, del Chilì, e poi a quelli delle altissime montagne della Bolivia, agli ipogèi del gran lago Titicaca, alle caverne del Perù. E dovunque frugando e cercando raccoglie, siccome gli avanzi degli spagnoli, che là condusse Colombo, così i resti di quelli antichissimi e sconosciuti aborigeni; e tutto invia in Europa alla sua Pisa diletta.
Lo spirito che spinse Regnoli in quest’avventura era naturalistico. In quel periodo in Perù c’erano mercati archeologici in cui si potevano trovare anche oggetti di grande valore, invece Regnoli si concentrò su reperti umani e suppellettili di grande importanza culturale. Durante la sua permanenza in Perù, prestò servizio anche come medico-chirurgo. Nel luglio del 1869, nell’ospedale di Cajamarca, curò un giovane ventiduenne che, nell’ottobre dell’anno precedente, era stato ferito da una palla di fucile all’avambraccio destro, durante la rivoluzione di Cajamarca che portò il colonnello Balta alla presidenza del Perù. Regnoli intervenne chirurgicamente in uno spazio ridotto, facendo attenzione a non ledere vasi e nervi, e asportò un frammento di ulna mediante una sega a catena. La ferità guarì e Regnoli conservò quel frammento di ulna, donandolo poi al museo il 12 maggio 1873.
Morì giovane nel 1873. La sua salma riposa nel cimitero monumentale di Pisa.